ARTICOLI SUI SANTI CRISTIANI

venerdì 23 luglio 2010

Natività di San Giovanni Battista-24 Giugno


Natività di San Giovanni Battista-24 Giugno





Padri della chiesa
La nascita del precursore del Signore, come tramanda il Vangelo, fu illustrata da molti grandi prodigi, perché era conveniente che colui, del quale non c’è stato
“alcuno più grande fra i nati di donna”, eccellesse sugli altri santi per splendore di virtù già dalla nascita. I genitori, vecchi e a lungo sterili, esultano per il dono
della prole nobilissima; e al padre, che l’incredulità aveva reso muto, si scioglie la lingua per salutare l’araldo della nuova grazia. Né soltanto gli viene restituita
la facoltà di benedire Dio ma gli viene accresciuta la capacità di profetizzare su di lui. Perciò a ragione la Chiesa solo di Giovanni, fra tutti i santi, celebra la
nascita accanto a quella del Signore: […] fu ripieno infatti di Spirito Santo fin dal seno della madre; predicando, consacrò al Signore molti figli di Israele; venne
nello Spirito e nella potenza di Elia, prima del Signore, per insegnare al suo popolo, battezzandolo in acqua, a essere adatto a riceverlo quando apparisse […].
“Nell’ottavo giorno vennero a circoncidere il fanciullo e lo volevano chiamare col nome di suo padre, Zaccaria. Ma sua madre rispondendo disse: “No si
chiamerà Giovanni”. Questo significava che il sacerdozio della legge (= Zaccaria) tacitamente offriva testimonianza alla grazia nascente, perché dobbiamo
credere che nulla sia stato fatto o detto nell’antica legge che non abbia prefigurato la grazia del Vangelo.
Nel giorno della circoncisione, quando ricevette il nome di Giovanni “tutti i loro vicini furono presi da timore e nelle montagne della Giudea si parlava di questi
avvenimenti”. Così al tempo della resurrezione del Signore, quando discese lo Spirito e la gloria del suo nome fu manifestata al mondo, subito un salutare
timore colpì i cuori non solo dei giudei, ma anche delle genti straniere fino ai confini della terra. A ragione la circoncisione di Giovanni anticipa simbolicamente
la resurrezione del Signore perché come quella liberava dalla colpa, così questa ha manifestato la perfetta novità della vita immortale. Ma ascoltiamo che cosa
dice Zaccaria profetando: “Benedetto il Signore Dio d’Israele perché ha visitato e redento il suo popolo”. Il Signore ci ha visitato come un medico i malati,
perché per sanare l’infermità della nostra superbia ci ha offerto il nuovo esempio della sua umiltà; ha redento il suo popolo perché ha liberato a prezzo del suo
sangue noi che eravamo schiavi dell’antico nemico. Dice ancora: “Ci ha visitati sorgendo dall’alto, per illuminare quelli che giacciono nelle tenebre e nell’ombra
di morte, per dirigere i nostri passi sulla via della pace”. Ci ha portato la vera luce della sua conoscenza e ci ha mostrato il sicuro cammino per la patria celeste:
ci ha fatto camminare nella via della verità per farci entrare nella casa della pace eterna. E poiché oggi celebriamo la nascita del precursore, a lui, che
abbiamo accolto annunziatore della salvezza eterna, dobbiamo chiedere che ci ottenga di giungere alla luce, vita e verità a cui egli ha reso testimonianza,
Gesù Cristo, nostro Signore e Dio (Ven. Beda, Omelie sul vangelo, II, 20).

Altri autori cristiani
Come Elisabetta (1,41), anche Zaccaria fu pieno di Spirito Santo e quale profeta innalza a Dio la sua lode. Il suo canto, come quello di Maria, proclama l’agire
di Dio limitandosi al popolo d’Israele. Dodici verbi ne descrivono l’agire, e Dio, come nel canto di Maria, appare come il Signore, l’Onnipotente, il Misericordioso,
il Fedele, il Santo. Ogni frase, ogni concetto di questo meraviglioso inno è un richiamo all’Antico Testamento e il tutto offre una sintesi di quella storia.
Cinque strofe compongono l’inno. La prima e l’ultima coincidono: parlano del Salvatore e della salvezza. La seconda e la terza si richiamano nei concetti,
mentre i verbi ricordarsi (1,72) e giurare (1,73), che nell’ebraico hanno le stesse consonanti presenti nei nomi di Zaccaria ed Elisabetta, continuano un tema di
questo primo capitolo di Luca : l’agire di Dio è un agire fondato sull’alleanza e sulle promesse fatte ad Abramo. Infine la quarta strofa indica la realtà da cui si
parte: Giovanni, ormai nato, è il motivo della lode che Zaccaria eleva a Dio. Eppure egli non parla a nome suo, ma a nome di un popolo che, nel suo inno
appare come l’unico destinatario dell’agire di Dio. Per questo abbiamo iniziato il canto con Lodiamo, anche se letteralmente si dovrebbe tradurre Benedetto.
Tre sono i momenti qui ricordati: il presente, il passato, il futuro. L’esperienza umana e religiosa da cui si parte (IV strofa) è la presenza di Giovanni. Egli con il
suo nome annunzia che Dio fa grazia. Ora Zaccaria va al di là di questa realtà e vede oramai presente il Salvatore (I strofa). Certo la salvezza ancora non si è
realizzata, ma la certezza, assicurata dalla presenza di Giovanni, fa parlare il profeta al I passato. Poi si risale nel tempo (II strofa) e la storia d’Israele appare in
una luce nuova. La realtà presente da un senso a tutto il passato. Ora si può constatare che i profeti avevano ragione. Essi non hanno fatto altro che sostenere
la speranza d’Israele, e noi tutti, che ora ne riceviamo l’annunzio, possiamo confermare che il nostro Dio è un Dio fedele. Ma si può anche risalire oltre i profeti,
fino al padre Abramo, vissuto circa 1800 anni prima (III strofa). Dio gli aveva promesso di renderci (Zaccaria si sente parte di un popolo e della sua lunga storia)
liberi dal potere dei nostri nemici. Quante volte lo ha fatto Dio durante i secoli, ma ora lo fa in modo tutto nuovo e definitivo per rendere capaci tutti noi di vivere
nella giustizia e nella santità, cioè di condurre una vita onesta, fatta di fedeltà e tutta rivolta all’agire misericordioso di Dio (M. Galizzi, Vangelo secondo Luca,
Ed. Elledici, 50-51).
Giovanni Battista fa di tutto per non rischiare il culto della personalità tipico dei falsi profeti di ogni tempo: annuncia qualcuno più grande di sé, nonostante lui
fosse ritenuto grande dai suoi discepoli; conduce, inoltre, perlopiù una vita appartata per preparare la strada a Gesù. Nella vita di ognuno, specialmente per noi
“ristretti”, c’è bisogno di qualcuno nell’ombra e nella pazienza che ci prepara un futuro diverso dal passato che ci ha condotto in OPG: la conversione necessita
di un terreno predisposto, l’annuncio della salvezza deve trovare monti spianati e valli colmate. Ogni uomo ha bisogno di un proprio percorso di “preparazione”
e il Salmo ci mostra come il Signore lo abbia ben presente, considerando ogni uomo nella sua singolarità, per comprendere e leggere le nostre azioni e i nostri
cammini, fin nei particolari più minuti della vita (“viscere”, “ossa”, “quando seggo e quando mi alzo”). Abbiamo bisogno di essere considerati singolarmente e
intimamente; in noi c’è tanta voglia di dimostrare. Invece, spesso qui si soffre senza essere messi alla prova della conversione e della riconciliazione. Con
questo non intendiamo mischiare la giustizia terrena con quella di Dio, la cui messa alla prova è fin più dura, ma dire il bisogno di essere accompagnati nella
strada da percorrere. Nel confronto, infine, tra vecchio e nuovo testamento, l’Unto del Signore non conquista più le nazioni con guerre e potenza fisica, simile in
tutto a quella di ogni potente della terra, ma con la passione, morte e risurrezione, cioè con il superamento del paradigma del potere e il ribaltamento delle
aspettative degli uomini. Il modo di Dio nello stare accanto al suo popolo muta, radicalizzando quella vicinanza che ha sempre contraddistinto la storia di
Israele (Gruppo Degenti e Volontari Ospedale Psichiatrico).
Passi biblici paralleli
vv 57-58 Gn 21,2-3.6: Sara concepì e partorì ad Abramo un figlio nella vecchiaia, nel tempo che Dio aveva fissato. Abramo chiamò Isacco il figlio che gli era
nato, che Sara gli aveva partorito. Sara disse: “Motivo di lieto riso mi ha dato Dio: chiunque lo saprà sorriderà di me!”.
Nm 23,19: Dio non è un uomo da potersi smentire, non è un figlio dell’uomo da potersi pentire. Forse Egli dice e poi non fa? Promette una cosa che poi non
adempie?
Sal 113,9: Fa abitare la sterile nella sua casa quale madre gioiosa di figli.
Rt 4,14-17: E le donne dicevano a Noemi: “Benedetto il Signore, il quale oggi non ti ha fatto mancare un riscattatore perché il nome del defunto si perpetuasse
in Israele! Egli sarà il tuo consolatore e il sostegno della tua vecchiaia; perché lo ha partorito tua nuora che ti ama e che vale per te più di sette figli”. Noemi
prese il bambino e se lo pose in grembo e gli fu nutrice. E le vicine dissero: “E’ nato un figlio a Noemi!”. Essa lo chiamò Obed: egli fu il padre di Iesse, padre di
Davide.
Is 66,9-10: Io che apro il grembo materno, non farò partorire?” dice il Signore. “Io che faccio generare, chiuderei il seno?” dice il tuo Dio. Rallegratevi con
Gerusalemme, esultate per essa quanti la amate. Sfavillate di gioia con essa
Lc 1,13-14: Ma l’angelo gli disse: “Non temere, Zaccaria, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, che chiamerai Giovanni.
Avrai gioia ed esultanza e molti si rallegreranno della sua nascita.
Rm 12,15: Rallegratevi con quelli che sono nella gioia, piangete con quelli che sono nel pianto.
1Cor 12,26: Quindi se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se un membro è onorato, tutte le membra gioiscono con lui.
v 59 Gn 17,12: Quando avrà otto giorni, sarà circonciso tra di voi ogni maschio di generazione in generazione, tanto quello nato in casa come quello
comperato con denaro da qualunque straniero che non sia della tua stirpe.
Gn 21,3-4: Abramo chiamò Isacco il figlio che gli era nato, che Sara gli aveva partorito. Abramo circoncise suo figlio Isacco, quando questi ebbe otto giorni,
come Dio gli aveva comandato.
Es 4,25: Allora Zippora prese una selce tagliente, recise il prepuzio del figlio e con quello gli toccò i piedi e disse: “Tu sei per me uno sposo di sangue”.
Lv 12,3: L’ottavo giorno si circonciderà il bambino.
Gs 5,8: Quando si terminò di circoncidere tutta la nazione, rimasero al loro posto nell’accampamento finché furono guariti.
Gv 7,22-23: Mosè vi ha dato la circoncisione - non che essa venga da Mosè, ma dai patriarchi - e voi circoncidete un uomo anche di sabato. Ora se un uomo
riceve la circoncisione di sabato perché non sia trasgredita la Legge di Mosè, voi vi sdegnate contro di me perché ho guarito interamente un uomo di sabato?
At 7,8; Fil 3,5.
v 60 2 Sam 12,25: Il Signore amò Salomone e mandò il profeta Natan, che lo chiamò Iedidià per ordine del Signore.
Is 8,3: Poi mi unii alla profetessa, la quale concepì e partorì un figlio. Il Signore mi disse: “Chiamalo Mahèr-salàl-cash-baz”.
Mt 1,25; Lc 1,13.
v 61 Lc 1,22: Quando poi uscì e non poteva parlare loro, capirono che nel tempio aveva avuto una visione. Faceva loro dei cenni e restava muto.
v 63 Pr 3,3: Bontà e fedeltà non ti abbandonino; lègale intorno al tuo collo, scrivile sulla tavola del tuo cuore,
Is 30,8: Su, vieni, scrivi questo su una tavoletta davanti a loro, incidilo sopra un documento, perché resti per il futuro in testimonianza perenne.
Ger 17,1; Ab 2,2; Lc 1,13.
v 64 Es 4,15-16: Tu gli parlerai e metterai sulla sua bocca le parole da dire e io sarò con te e con lui mentre parlate e vi suggerirò quello che dovrete fare.
Parlerà lui al popolo per te: allora egli sarà per te come bocca e tu farai per lui le veci di Dio.
Sal 51,15: Insegnerò agli erranti le tue vie e i peccatori a te ritorneranno.
Sal 118,18-19: Il Signore mi ha provato duramente, ma non mi ha consegnato alla morte. Apritemi le porte della giustizia: voglio entrarvi e rendere grazie al
Signore.
Is 12,1; Ez 3,27; Ez 29,21; Ez 33,22; Mt 9,33; Mc 7,32-37; Lc 1,20.
v 65 Gs 10,6.40: Allora gli uomini di Gàbaon mandarono a dire a Giosuè, all’accampamento di Gàlgala: “Non privare del tuo aiuto i tuoi servi. Vieni presto da
noi; salvaci e aiutaci, perché si sono alleati contro di noi tutti i re degli Amorrei, che abitano sulle montagne”. Così Giosuè battè tutto il paese: le montagne, il
Negheb, il bassopiano, le pendici e tutti i loro re. Non lasciò alcun superstite e votò allo sterminio ogni essere che respira, come aveva comandato il Signore,
Dio di Israele.
Lc 1,39; At 2,43; At 5,5.11; At 19,17.
v 66 1Re 18,46: La mano del Signore fu sopra Elia che, cintosi i fianchi, corse davanti ad Acab finché giunse a Izrèel.
2 Re 3,15: Ora cercatemi un suonatore di cetra”. Mentre il suonatore arpeggiava, cantando, la mano del Signore fu sopra Eliseo.
Sal 80,18; At 11,21.
v 80 Gdc 13,24-25: Poi la donna partorì un figlio che chiamò Sansone. Il bambino crebbe e il Signore lo benedisse. Lo spirito del Signore cominciò a investirlo
quando era a Macane-Dan, fra Zorea ed Estaol.
1Sam 3,19-20: Samuele acquistò autorità poiché il Signore era con lui, né lasciò andare a vuoto una sola delle sue parole. Perciò tutto Israele, da Dan fino a
Bersabea, seppe che Samuele era stato costituito profeta del Signore.
Mt 3,1; Mt 11,7; Mc 1,3-4; Gv 1,31; Lc 2,40.52.
Note del testo
La natività di Giovanni Battista richiama immediatamente quella di Gesù: la nascita miracolosa del Precursore, generato da un padre anziano e da una madre
sterile, non avevano infatti altro scopo che quello di preparare la venuta imminente del Salvatore. L’amico doveva nascere prima dello Sposo, il servo prima del
suo Signore, la voce prima del Verbo, il messaggero prima del giudice, il riscattato prima del Redentore. Giovanni è stato precursore del Cristo con la sua
nascita, la sua predicazione, il suo battesimo, la sua morte. La sua figura diventa modello per ogni cristiano che deve disegnare il suo profilo interiore su quello
del suo Signore. Giovanni è il discepolo vero del Signore; lo precede nel tempo, ma in realtà lo segue, nella vita e nella morte. La sua vita è sequela di Gesù
nel martirio e nella testimonianza. Il compito del Battista era quello di orientare i cuori verso Gesù, di preparare un popolo ben disposto al Signore Gesù. Così il
vero discepolo a cui preme il regno di Dio dev’essere capace di essere come un indice puntato verso il suo Signore, deve dirottare l’attenzione su Dio, deve
proclamare non le sue tesi ma la volontà divina, deve gioire quando vede che gli altri non si fermano presso di lui, ma accorrono a colui che egli ha indicato.
Era giusto che fosse chiamato “voce” colui che veniva dopo le altre profezie. La festa di Giovanni non è di Giovanni ma del Signore. Oggi è giorno di gioia
perché è prossimo il giorno in cui la Parola sarà annunciata.
La liturgia pone come I lettura il secondo canto del servo del Signore, scelto da Dio fin dal seno materno. Molte delle qualità del servo del Signore sono in effetti
trasponibili alla figura del Battista. Conosciuto e chiamato fin dal grembo materno, il servo riceve di poter parlare nel nome del Signore. Le immagini che applica
a se stesso evocano una vocazione alla battaglia: spada affilata nella mano del Signore, freccia appuntita nella sua faretra. Ma si tratta sempre di metafore
riferite alla parola. Il servo allora riceve l’assicurazione che la sua parola avrà la forza della spada affilata, perché Dio intende manifestare in lui la sua gloria.
(A): L’evangelista presenta i futuri genitori di Giovanni il Battista: Zaccaria (Dio si ricorda) e la sua sposa Elisabetta (il mio Dio è giuramento). Zaccaria ed
Elisabetta sono presentati come ‘giusti’, cioè raffigurano i credenti dell’AT con le loro speranze e la loro vita di fede, spesso sofferta. La loro condizione di
irrimediabile; sul fallimento di ogni possibilità umana Dio scriverà l’inizio di un momento decisivo della storia della salvezza.
(B): Per capire Giovanni Battista non bisogna guardare lui, ma guardare Gesù. Per cogliere il senso della sua missione non bisogna fermarsi alle sue parole o
alla sua persona, ma a colui al quale le sue parole si riferiscono e al quale la sua vocazione è subordinata: “uno, al quale io non sono degno di sciogliere i
sandali”. Dunque, Giovanni Battista è il grande strumento del Signore; che il Signore si è preparato e attraverso cui il Signore realizza il suo progetto di fare
arrivare la luce fino agli estremi confini della terra. Quindi una grande vocazione di Giovanni, ma nello stesso tempo una vocazione di puro servizio e di
nascondimento, orientata a fare emergere il significato e il valore di qualcun altro e di qualcos’altro, cioè di quello che Dio vuole realizzare.
(C): Giovanni Battista ha un’origine misteriosa e divina, e ha un compito anch’esso misterioso e divino che va di là della sua identità umana. La nascita di
Giovanni Battista non è normale. C’è stato di mezzo una sterilità, un’incapacità e un’impossibilità umana; c’è l’opera di Dio. L’opera di Dio è in ogni bambino
che nasce, ma in questo bambino l’opera di Dio si manifesta in un modo particolarmente intenso, perché “Dio ha esaltato in Elisabetta la sua misericordia”.
(D): Secondo le prescrizioni di Gen 17,12 il bambino viene circonciso nell’ottavo giorno. Ma anche in questo caso non è la circoncisione che interessa, bensì
l’imposizione del nome. È il nome indicato dall’angelo nell’annuncio a Zaccaria, non un nome determinato dalle consuetudini familiari. L’azione di Dio non è
prigioniera delle consuetudini. Giovanni è un dono della misericordia di Dio, e Dio vuole per lui un nome che ne dica l’identità e la missione, non un nome che
semplicemente indica la parentela. Giovanni – che significa “Dio fa grazia” – è il nome adatto.
(E): La Scrittura ci parla di una verità che la attraversa: la storia è sotto il governo di Dio. Il Signore della storia è Dio ed Egli la guida nella sua provvidenza. La
questione del nome di Giovanni va in questo senso. ‘Non c’è nessuno della tua parentela che porti questo nome’ dicono ad Elisabetta. La genealogia viene dal
passato e va verso il futuro. Elisabetta ci dice che c’è una storia che viene dal futuro. La novità del nome di Giovanni è la novità di Dio. Nella prima lettura c’è
una investitura. La reazione del profeta è: invano ho faticato. Questa è la grande tentazione ma anche la legge dell’opera di Dio. L’intervento di Dio passa
sempre attraverso un apparente ‘scacco’. La morte di Giovanni e di Gesù sono una sconfitta per il mondo; Dio usa le sconfitte di Giovanni e di Gesù, ma se noi
oggi siamo qui è per quella morte e per quella sconfitta. Il Signore ci dice: non temere, Io guido la storia e l’unica cosa che ti chiedo è di affidarti a me.
(F): Nel momento in cui Elisabetta riafferma con forza che il nome di quel bimbo dovrà essere Giovanni, allora dicono: non c’è nessuno della tua parentela che
si chiami con questo nome. C’è una condizione nuova che attraverso il nome dato a questo bambino viene a realizzarsi. C’è una parentela interrotta. Il nuovo
modo di essere di Dio e il suo fare grazia rappresenta una novità: non c’è continuità con le parentele degli uomini; non è una parentela quella che siamo
chiamati a vivere, ma è una cosa nuova. Questa cosa nuova è appunto che Dio fa grazia. Dio fa grazia attraverso una persona che è Giovanni. Allora ogni
persona può essere Dio che fa grazia. Ogni persona può dare origine a dei legami non di parentela ma di misericordia.
(G): Nella disputa del nome si confrontano due modi di vedere la vita: quello di chi si limita a registrare i fatti, anche gioiosi, che accadono e quello che invece
ha scoperto che la vita e la storia degli uomini sono guidate da Dio. Non è scontato che Zaccaria confermi che il nome dovrà essere quello stabilito: è invece
importante che lo faccia, perché il progetto è di Dio, ma è necessario che l’uomo lo faccia proprio.
(H): Di fronte all’agire di Dio c’è la meraviglia, c’è il timore, c’è la gioia. Sono tutti sentimenti che si troveranno anche di fronte a Gesù e sono anche i sentimenti
che accadono nel mattino di Pasqua: la gioia, il timore, la meraviglia. Attenzione, dunque, con tutti coloro con i quali Dio fa grazia. In tutti coloro nei quali Dio ha
deciso di fare grazia, in tutti i nati dalle sterili, in tutti coloro che hanno messo a tacere gli increduli vengono anticipati quelli che sono i dati della passione.
Prefazio suggerito: “Noi ti lodiamo per le meraviglie operate in Giovanni Battista, che fra tutti i nati di donna hai eletto e consacrato a preparare la via a Cristo
Signore. Presentando la sua venuta, egli sussultò di gioia nel seno materno, e nella nascita prodigiosa preannunciò la gioia della redenzione, e solo tra tutti i
profeti, indicò finalmente l’Agnello del nostro riscatto. Egli battezzò nelle acque del Giordano lo stesso tuo Figlio, autore del Battesimo, e sigillò la sua
testimonianza a Cristo con l’effusione del sangue” (prefazio proprio)

Diaconia N. 12, 2006





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