ARTICOLI SUI SANTI CRISTIANI

domenica 25 aprile 2010

S. MARCO EVANGELISTA

S. MARCO EVANGELISTA




S. Marco fu il cooperatore di S. Paolo e l'ausiliare di S. Pietro nella predicazione del Vangelo. Nel Nuovo Testamento ora è chiamato col nome ebraico di Giovanni, ora col nome latino di Marco, ora Giovanni Marco. I migliori interpreti della Scrittura ritengono che si tratti sempre della medesima persona, non essendo raro il caso di ebrei aventi due nomi, come l'apostolo dei gentili che si chiamava Saulo e Paolo.




Non sappiamo nulla della sua infanzia trascorsa forse a Cipro insieme con il cugino Barnaba (Col. 4,10), di stirpe levitica. Gli Atti degli Apostoli parlano per la prima volta di lui in occasione della miracolosa liberazione di Simon Pietro dal carcere. Rientrato in se stesso, l'apostolo "dopo aver riflettuto, si recò in casa di Maria, madre di Giovanni, soprannominato Marco, dove molti erano radunati e stavano pregando" (12,12). In quella casa alcuni hanno voluto ravvisare il Cenacolo. Molti hanno identificato Marco con quel ragazzo che, "avvolto il corpo nudo in un fine indumento di lino", seguiva Gesù nella notte del tradimento. Per sfuggire all'arresto, abbandonò l'indumento in mano agli sgherri appena lo afferrarono (Me. 14, 5ls). Non è improbabile che a Gerusalemme, dove abitava, abbia assistito a qualche discorso o a qualche miracolo operato da Gesù a conferma della sua dottrina. Ippolito romano afferma in Philosophumena (VII, 30, 1) che Marco sarebbe stato "dalle dita monche". Siccome S. Pietro nella prima lettera che scrisse da Babilonia, cioè Roma, ai cristiani dell'Asia settentrionale chiama "Marco, figlio mio" (5,13), si ritiene che lo abbia battezzato personalmente, dopo la Pentecoste.

L'evangelista debuttò nella vita apostolica sotto gli auspici di suo cugino Barnaba e di Paolo, i quali lo condussero con sé ad Antiochia dopo che ebbero consegnato agli anziani di Gerusalemme la colletta che avevano portato (Atti, XII, 25). Data la sua giovane età, non fu adibito subito nel ministero della predicazione. Egli fu piuttosto responsabile dei servizi logistici, esterni, del loro apostolato. Nel loro primo viaggio missionario lo presero con sé. Attesta S. Luca: "Quando poi furono a Salamina (Cipro) cominciarono a diffondere la parola di Dio nelle sinagoghe dei Giudei e avevano per cooperatore Giovanni" (Atti, 13, 5). Il coraggio di costui però venne ben presto meno di fronte alle persecuzioni degli ebrei e alle estenuanti fatiche del viaggio a piedi. Infatti, "partiti per mare da Pafo, Paolo e compagni giunsero a Perge in Panfilia, ma Giovanni si distaccò da loro e se ne tornò a Gerusalemme" (Ivi, 13,13). Nel 52, al momento del secondo viaggio missionario, Marco era di nuovo ad Antiochia. Barnaba avrebbe desiderato averlo in sua compagnia, "ma Paolo giudicò più conveniente di non riprendere con sé colui che in Panfilia si era separato da loro rifiutandosi di proseguire con essi nell'impresa. Ne derivò tale dissenso, che si separarono l'uno dall'altro: Barnaba prese con sé Marco e s'imbarcò alla volta di Cipro, Paolo, invece, si scelse Sila... e percorse la Siria e la Cilicia consolidando quelle Chiese" (Ivi, 15, 37-41).

A partire da questo momento gli Atti degli Apostoli non ci parlano più di Marco. E’ certo tuttavia che Paolo dimenticò presto i dissensi di Antiochia. Verso il 61 o 62, durante la sua prima prigionia romana, troviamo difatti Marco di nuovo in sua compagnia. Ai Colossesi scrisse in quel tempo l'apostolo: "Vi saluta Aristarco, il mio compagno di prigione, e Marco, il cugino di Barnaba (intorno al quale avete ricevuto ordini; qualora venisse da voi, ricevetelo), e Gesù detto il Giusto, i quali sono della circoncisione; fra questi sono i soli miei collaboratori per il regno di Dio, in quanto mi sono stati di consolazione" (4, 10s). Un anno o due più tardi, Marco attendeva all'evangelizzazione dei romani con S. Pietro. L'apostolo, nella lettera scritta agli abitanti dell'Asia del nord, ai suoi saluti unì anche quelli del "suo figlio, Marco" (1 Pt. 5,13). Questa è una dimostrazione evidente che l'attività di lui in Oriente era stata molteplice e vasta dopo il suo ritorno da Cipro verso il 50. Dovette ritornarvi prima della persecuzione scatenata da Nerone nel 64, dopo l'incendio di Roma. Nel 66, durante la sua seconda prigionia romana, Paolo scrisse difatti a Timoteo, residente ad Efeso: "Affrettati a venire da me al più presto... Solo Luca è con me. Prendi Marco e conducilo con te, perché mi è utile per il ministero" (2 Tim. 4, 9-11).

Antiche tradizioni abbastanza attendibili asseriscono che, negli anni successivi al martirio dei Principi degli Apostoli, S. Marco abbia evangelizzato l'Egitto, vi abbia fondato la chiesa di Alessandria di cui sarebbe stato il primo vescovo. Non ci è noto il tempo e il genere della sua morte. Mercanti veneti nell'828 trafugarono le reliquie dell'evangelista, in onore del quale, l'anno successivo, a Venezia, fu costruita una basilica in seguito ampliata e rivestita di mosaici. Il principe saraceno di Alessandria, per poter costruire un grande palazzo, aveva deciso di abbattere un gruppo di edifici tra i quali si trovava quello che conservava il corpo del santo. Per evitarne la profanazione, il monaco Staurazio e il prete Teodoro, s'accordarono con i mercanti Buono da Malamocchio e Rufino di Torcello i quali deposero i resti di S. Marco in una cesta e li ricoprirono di carni suine per eludere il controllo dei doganieri maomettani.

Tutti gli studiosi ammettono concordi che il secondo vangelo, il più breve di tutti, fu scritto da S. Marco, il quale, come fu l'ausiliare di S, Pietro nella predicazione in Asia e a Roma, così ne fu pure l'interprete e il portavoce autorizzato. Nel suo Vangelo, perciò, non ci ha trasmesso altro che la catechesi del primo papa, tale e quale egli la predicava ai primi cristiani. Difatti Papia, vescovo di Gerapoli all'inizio del II secolo, dice espressamente, riportando le affermazioni di un certo presbitero Giovanni: "Marco, divenuto interprete di Pietro, scrisse esattamente, ma senza ordine quando si ricordò delle cose o pronunziate o operate dal Signore. Egli infatti né udì il Signore, né lo seguì, ma più tardi, come ho detto, seguì Pietro, il Quale faceva le istruzioni secondo le necessità, senza voler fare un coordinamento dei detti del Signore; cosicché Marco non ha colpa se scrisse alcune cose come ricordava. Ad un solo punto fece attenzione, a non tralasciare nulla di quanto aveva udito e a non mentire" (in Eusebio, Hist. Eccl., III, 39, 15).

Marco scrisse il suo Vangelo a Roma, tra il 55 e il 62, in seguito alle istanze di molti cristiani, convertiti dal paganesimo, per dimostrare che Gesù è vero Dio con una vivace descrizione dei miracoli da lui operati.



Sac. Guido Pettinati SSP,

I Santi canonizzati del giorno, vol. 4, Udine: ed. Segno, 1991, pp. 318-320.

http://www.edizionisegno.it/



http://www.paginecattoliche.it/modules.php?name=News&file=article&sid=548

SAN MARCO EVANGELISTA

Domenica 25 Aprile 2010
SAN MARCO Evangelista (festa)

San Marco Evangelista

(festa)



Marco Evangelista è conosciuto soltanto da quanto riferiscono gli Atti degli Apostoli e alcune lettere di S. Pietro e S. Paolo.

Non fu certamente un discepolo del Signore e probabilmente non lo conobbe neppure, anche se qualche studioso lo identifica con il ragazzo che, secondo il Vangelo di Marco, seguì Gesù dopo l’arresto nell’orto del Getsemani, avvolto in un lenzuolo…: «Un giovanetto però lo seguiva, rivestito soltanto di un lenzuolo, e lo fermarono. Ma egli, lasciato il lenzuolo, fuggì via nudo.» (Mc 14, 51-52).



Quel ragazzo era Marco, figlio della vedova benestante Maria, che metteva a disposizione del Maestro la sua casa in Gerusalemme e l’annesso orto degli ulivi.

Nella grande sala della loro casa, fu consumata l’Ultima Cena e lì si radunavano gli apostoli dopo la Passione e fino alla Pentecoste. Quello che è certo è che fu uno dei primi battezzati da Pietro, che frequentava assiduamente la sua casa e infatti Pietro lo chiamava in senso spirituale “mio figlio” come si legge nella sua prima lettera (5,13) : « Vi saluta la comunità che è stata eletta come voi e dimora in Babilonia; e anche Marco, mio figlio. »



Nel 44 quando Paolo e Barnaba, parente del giovane, ritornarono a Gerusalemme da Antiochia, dove erano stati mandati dagli Apostoli, furono ospiti in quella casa; Marco, il cui vero nome era Giovanni, usato per i suoi connazionali ebrei, mentre il nome Marco lo era per presentarsi nel mondo greco-romano, ascoltava i racconti di Paolo e Barnaba sulla diffusione del Vangelo ad Antiochia e quando questi vollero ritornarci, li accompagnò.

Fu con loro nel primo viaggio apostolico fino a Cipro, ma quando questi decisero di raggiungere Antiochia, attraverso una regione inospitale e paludosa sulle montagne del Tauro, Marco rinunciò spaventato dalle difficoltà: « Salpati da Pafo, Paolo e i suoi compagni giunsero a Perge di Panfilia. Giovanni si separò da loro e ritornò a Gerusalemme.» (Atti 13,13).

Cinque anni dopo, nel 49, Paolo e Barnaba ritornarono a Gerusalemme per difendere i Gentili convertiti, ai quali i giudei cristiani volevano imporre la legge mosaica, per poter ricevere il battesimo. Ancora ospitati dalla vedova Maria, rividero Marco che volle seguirli di nuovo ad Antiochia. Quando i due prepararono un nuovo viaggio apostolico, Paolo, non fidandosi, non lo volle con sé ; scelse un altro discepolo, Sila, e si recò in Asia Minore, mentre Barnaba si spostò a Cipro con Marco.



In seguito il giovane deve aver conquistato la fiducia degli apostoli, perché nel 60, nella sua prima lettera da Roma, Pietro, salutando i cristiani dell’Asia Minore, invia anche i saluti di Marco; egli divenne anche fedele collaboratore di Paolo e non esitò di seguirlo a Roma, dove nel 61 risulta che Paolo era prigioniero in attesa di giudizio. L’apostolo parlò di lui ai Colossesi: « Vi salutano Aristarco, mio compagno di carcere, e Marco, il cugino di Barnaba, riguardo al quale avete ricevuto istruzioni - se verrà da voi, fategli buona accoglienza - » (Col 4,10) e a Timoteo : « Affrettati a venire da me al più presto... Solo Luca è con me. Prendi Marco e conducilo con te, perché mi è utile per il ministero. » (2 Tm 4,9-11)



Forse Marco giunse in tempo per assistere al martirio di Paolo, ma certamente rimase nella capitale dei Cesari, al servizio di Pietro, anch’egli presente a Roma. Durante gli anni trascorsi accanto al Principe degli Apostoli, Marco trascrisse, secondo la tradizione, la narrazione evangelica di Pietro.

Affermatasi solidamente la comunità cristiana di Roma, Pietro inviò, in un primo momento, il suo discepolo e segretario ad evangelizzare l’Italia settentrionale. Ad Aquileia Marco convertì Ermagora, diventato poi primo vescovo della città e, dopo averlo lasciato, s’imbarcò e fu sorpreso da una tempesta, approdando sulle isole Rialtine (primo nucleo della futura Venezia), dove si addormentò e sognò un angelo che lo salutò: « Pax tibi Marce evangelista meus » e gli promise che in quelle isole avrebbe dormito in attesa dell’ultimo giorno.



Secondo un’antichissima tradizione, Pietro lo mandò poi ad evangelizzare Alessandria d’Egitto; qui Marco fondò la Chiesa locale diventandone il primo vescovo.

Nella zona di Alessandria, subì il martirio sotto l’imperatore Traiano (53-117); fu torturato, legato con funi e trascinato per le vie del villaggio di Bucoli, luogo pieno di rocce e asperità; lacerato dalle pietre, il suo corpo era tutta una ferita sanguinante.

Dopo una notte in carcere, dove venne confortato da un angelo, Marco fu trascinato di nuovo per le strade, finché morì un 25 aprile verso l’anno 72, secondo gli “Atti di Marco” all’età di 57 anni. Ebrei e pagani volevano bruciarne il corpo ma un violento uragano li fece disperdere, permettendo così, ad alcuni cristiani, di recuperare il corpo e seppellirlo a Bucoli in una grotta; da lì nel V secolo fu traslato nella zona del Canopo.



La chiesa costruita al Canopo di Alessandria, che custodiva le sue reliquie, fu incendiata nel 644 dagli arabi e ricostruita in seguito dai patriarchi di Alessandria, Agatone (662-680), e Giovanni di Samanhud (680-689).

In questo luogo, nell’828, approdarono i due mercanti veneziani, Buono da Malamocco e Rustico da Torcello, che s’impadronirono delle reliquie dell’Evangelista, minacciate dagli arabi, trasferendole a Venezia, dove giunsero il 31 gennaio 828, superando il controllo degli arabi, una tempesta e l’arenarsi su una secca.

Le reliquie furono accolte con grande onore dal doge Giustiniano Partecipazio, figlio e successore del primo doge delle Isole di Rialto, Agnello; e riposte provvisoriamente in una piccola cappella, luogo oggi identificato dove si trova il tesoro di San Marco.



Iniziò la costruzione di una basilica, che fu portata a termine nell’832 dal fratello Giovanni suo successore, ma questa andò distrutta da un incendio nel 976, provocato dal popolo in rivolta contro il doge Candiano IV (959-976) che lì si era rifugiato insieme al figlio; in quell’occasione fu distrutto anche il vicino Palazzo Ducale.

Nel 976-978, il doge Pietro Orseolo I il Santo, ristrutturò a sue spese sia il Palazzo che la Basilica. L’attuale “Terza San Marco” fu iniziata invece nel 1063, per volontà del doge Domenico I Contarini, e completata nei mosaici e marmi dal suo successore, Domenico Selvo (1071-1084). La cerimonia della dedicazione e consacrazione della Basilica, avvenuta il 25 aprile 1094, fu preceduta da un triduo di penitenza, digiuno e preghiere, per ottenere il ritrovamento delle reliquie dell’Evangelista, delle quali non si conosceva più l’ubicazione.

Dopo la Messa, celebrata dal vescovo, si spezzò il marmo di rivestimento di un pilastro della navata destra, a lato dell’ambone e comparve la cassetta contenente le reliquie, mentre un profumo dolcissimo si spargeva per la Basilica. Venezia restò indissolubilmente legata al suo Santo patrono, il cui simbolo di evangelista, il leone alato che artiglia un libro con la già citata scritta: « Pax tibi Marce evangelista meus », divenne lo stemma della Serenissima.



Il Vangelo scritto da Marco va posto cronologicamente tra quello di S. Matteo (scritto verso il 40) e quello di S. Luca (scritto verso il 62); esso fu scritto tra il 50 e il 60, nel periodo in cui Marco si trovava a Roma accanto a Pietro.

Il racconto evangelico di Marco, il più breve dei quattro, è formato di soli sedici capitoli in lingua greca, ed è diviso in due parti. La prima è data dai primi otto capitoli, nei quali riporta le azioni di Gesù, insistendo sul racconto di numerosi miracoli al fine di dimostrare che Gesù è davvero il Figlio di Dio. Sembra che per questo motivo, fin dall'antichità cristiana, sia stato scelto il leone quale suo simbolo perché come il leone con il suo ruggito domina le voci degli altri animali, così Marco proclama forte che Gesù è Figlio di Dio.

Nella seconda parte di preferenza sono presentate le parole di Gesù, che spiegano le condizioni necessarie per seguire il Redentore sino alla morte in croce.



Fonti : santiebeati.it ; wikipendia.org ; basilicasanmarco.it ("RIV.").


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